La tradizione del menù natalizio lungo tutto lo Stivale

Forse non sarà mai “tre volte Natale”, come auspicava Lucio Dalla nella sua famosissima canzone, ma il Natale che verrà sarà sicuramente l’occasione per ritrovarsi ancora una volta, tutti insieme appassionatamente, a celebrare la Festa che è fonte di Speranza e di Pace, per tutte le Nazioni della Terra.

Da che mondo è mondo e da che Natale è Natale, la passione (e la competenza) che gli italiani hanno per la buona tavola, ha dato origine a ricette, a cibi e a piatti che sono diventati “verbo” ed espressione di un’intera nazione.     

Dagli agnolotti allo zibibbo, passando per il cannelloni e il pandoro: i piatti della cucina italiana a Natale sono innumerevoli.

Noi italiani lo sappiamo bene: piatti e tradizioni, soprattutto a Natale, sono diversissimi lungo tutto il Belpaese. A cominciare da quando ci si mette a tavola: al Centro e al Sud infatti, si festeggia con il “Cenone della Vigilia”, mentre al Nord è d’obbligo il pranzo del 25.

E ci sono anche regole ferree per quanto riguarda il che cosa mangiare: il 24 sera è opportuno preparare una cena di “magro”, solitamente a base di pesce, mentre a Natale si può dare libero sfogo alla fantasia. Tratti comuni non mancano: dalla frutta secca ai panettoni. E i regali! Vanno aperti allo scoccare della mezzanotte, o la mattina della festa, dopo l’arrivo di Babbo Natale!

Ecco qualche curiosità sulla nostra bellissima Italia e su come si festeggia il Natale lungo lo stivale: ognuno ha la propria tradizione e sono tutte una diversa dall’altra.

La tavola natalizia di una famiglia del Nord

Una delle specialità valdostane che si mangia per la festa di Natale è la carbonade, carne di manzo cotta nel vino rosso; molto popolari anche i crostini al miele, da condire con salumi di capra (o pecora) essiccati e aromatizzati.

In Piemonte non è Natale senza gli agnolotti e il gran bollito misto, condito con le salsine tra cui il bagnèt ross o verd. I Ravioli, verdi o di carne, e cappon magro, piatto di verdure e pesce, troneggiano invece sulle tavole liguri! E se in Lombardia uno dei piatti più tradizionali è l’anguilla cotta al cartoccio, in Veneto si mangia la polenta con il baccalà e il lesso con le salse.

In Friuli si attende con ansia la brovada e il muset, una zuppa di rape e cotechino con la polenta, seguita da trippa al sugo e formaggio e l’immancabile cappone. In Trentino-Alto Adige campeggiano piatti di canederli, capriolo o capretto al forno e per chiudere lo strudel o lo zelten, dolci a base di frutta secca e canditi.

La tavola natalizia di una famiglia del Centro Italia

Tortellini e passatelli, rigorosamente in brodo, tagliatelle e lasagne, ma anche tortelli di zucca e alle erbette e prosciutto, e culatello: è l’Emilia Romagna signore e signori, la patria della buona cucina, soprattutto a base di carne. Con qualche eccezione! Come a Modena, dove si mangia pesce, soprattutto quello in conserva. Lì si gustano gli spaghetti con tonno, sgombro, acciughe e pomodoro, ma anche il baccalà in umido o fritto.

E il baccalà è protagonista anche nelle tavole della vigilia nel Lazio, dove abbonda anche il fritto misto di verdure e il capitone. A Roma, alla Vigilia del 24, non può mancare la minestra di pesce o la pasta e broccoli in “brodo di arzilla”. Ci sono anche gli spaghetti con le alici, l’anguilla fritta o in carpione e l’irresistibile insalata di puntarelle. E per finire: il torrone e il pampepato (o panpepato), con tanta frutta secca da sgranocchiare. A Natale, invece, si fa l’abbacchio (l’agnello) al forno con le patate e i cappelletti in brodo, e anche il bollito o il tacchino.

In Molise (e in Abruzzo) si mangia la zuppa di cardi, lu cardone. Molisani D.O.C sono il brodetto alla termolese, a base di pesce, e il baccalà arracanato, fatto con mollica di pane, aglio, alloro, origano, uvetta, pinoli e noci, o quello al forno con verza, prezzemolo, mollica, uva passa e noci.

I toscani gustano i crostini di fegatini e l’arrosto di faraona o di anatra e i fegatelli, o il cappone ripieno. Si cuoce anche il bardiccio, una salsiccia di maiale speziata al finocchio. Nelle Marche sono tradizionali i maccheroncini di Campofilone e i cappelletti in brodo, come pure in Umbria dove talvolta sono ripieni di cappone e piccione. Agnello arrosto e bollito di manzo, lasagne e zuppe sono protagonisti in Abruzzo. Tipici della zona di Teramo sono i cacionetti, ravioli dolci fritti ripieni di mandorle e purè di castagne.

La tavola natalizia di una famiglia del Sud

Brodo di cappone, spaghetti alle vongole, friselle, cappone imbottito con insalata di rinforzo e friarielli e poi struffolibabà, roccoccò, (vi ricordate l’infinita elencazione di leccornie dell’alunno più paffutello di “io speriamo che me la cavo?”) e tanta goduriosa frutta secca a cascata: è la Campania, che si presenta veramente in grande per le feste di Natale. Per la Vigilia molti mangiano il capitone, ossia la femmina dell’anguilla. Essendo molto simile a un serpente, il capitone simboleggerebbe la vittoria degli uomini sul diavolo, che assunse proprio la forma di questo animale per tentare Eva.

Pesce, carne e verdure non mancano nemmeno in Basilicata, Calabria e Puglia. Nella prima, per le feste si mangia la minestra di scarole, verze e cardi in brodo di tacchino, e poi baccalà lesso e pane con le mandorle. Come dolce si preparano le scarpedde, sfoglie di pasta fritte e condite con il miele. La Calabria sfoggia salumi, dalla pancetta al capicollo, dalla soppressata alla salsiccia, e poi spaghetti con mollica di pane e alici e capretto o pesce stocco accompagnati con broccoli calabresi saltati.

Sul versante adriatico si fanno invece le cime di rapa e le pettole, che sono frittelle di pasta lievitata che si farciscono con pomodori, capperi, origano e alici, ma anche gamberi sgusciati, cime di rapa e ricotta. Si mangia poi anche l’anguilla arrostita e il baccalà fritto e poi l’agnello al forno con lampascioni, che sono delle cipolline leggermente amare. Infine, i dolci: turdilli o cannaricoli e la pitta ‘mpigliata.

In Sardegna si possono assaporare i culurgiones de casu, che sono ravioli ripieni con sugo di pomodoro, e poi gli immancabili malloreddus, gnocchetti di semola al sugo di salsiccia.

Insalata di arance, aringa e cipolla, cardi in pastella, gallina in brodo, pasta con le sarde e beccafico imperano invece in Sicilia. Si fa anche lo sfincione, una pizza tipica a base di cipolla, che si abbina ai cardi in pastella e alla gallina in brodo. Tanti i dolci: dai buccellati alle cassate e cannoli.

Vi sentite un po’ stanchi di questa lunga lettura? Forse sì! Vi è venuta fame? Certamente sì!

Eppure è sempre così bello ricordarci delle nostre tradizioni alimentari che non sono soltanto prelibatezze gastronomiche che il mondo ci invidia, ma costituiscono i cardini della nostra cultura secolare che si fonda sulla conservazione e la divulgazione del “buono” e del “bello”.

Una passione per il Cibo che ci anima e ci accomuna. Una passione che qui alla Gegel condividiamo quotidianamente con i nostri colleghi e collaboratori, che puntualmente vengono a trovarvi per parlare di affari e di lavoro – certo! – ma in primis, di cibo e altre cose buone in tutte le varie declinazioni.

A tutti i nostri Clienti, a tutti i nostri Consumatori, auguriamo buon Natale e tante occasioni di felicità!