Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

(Questa immagine è di 36 anni più giovane della poesia di D’Annunzio. Siamo a Pineto, è l’autunno del 1939. In lontananza svetta la Torre di Cerrano. In primo piano tre pastori, appena giunti sulle coste adriatiche, digradando dagli appennini dell’Abruzzo montano)

Oggi vi parleremo della storia del “nostro formaggio” ed anche delle “sensazioni di settembre” ad esso legate. E vi racconteremo di una figura che appartiene alla mitologia del nostro territorio abruzzese, ma legata anche ad altre terre italiane che – da nord a sud – hanno vissuto di pastorizia per gran parte della loro storia, ereditando un patrimonio culturale antico di secoli. I pastori, gli uomini con il gregge, gli attori principali di quello spettacolo, bucolico e millenario, chiamato Transumanza.

A loro si legano immagini romantiche e quasi fuori dal tempo, che Gabriele D’Annunzio immortalò nei celebri versi scritti nel 1903, nelle nostalgiche rime che fanno de “I Pastori” una delle massime liriche della poesia italiana a cavallo tra l’800 e il ‘900. Un capolavoro che descrive l’Abruzzo pastorale nella sua quintessenza e che vi invitiamo a rileggere insieme a noi!

Settembre, andiamo. È tempo di migrare.

Ora in terra d’Abruzzi i miei pastori

lascian gli stazzi e vanno verso il mare:

scendono all’Adriatico selvaggio

che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti

alpestri, che sapor d’acqua natia

rimanga né cuori esuli a conforto,

che lungo illuda la lor sete in via.

Rinnovato hanno verga d’avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,

quasi per un erbal fiume silente,

su le vestigia degli antichi padri.

O voce di colui che primamente

conosce il tremolar della marina!

Ora lungh’esso il litoral cammina

La greggia. Senza mutamento è l’aria.

Il sole imbionda sì la viva lana

che quasi dalla sabbia non divaria.

Isciacquio, calpestio, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?

 

La domanda finale è proprio quella che ci poniamo tutti noi ogni volta che l’estate volge al termine! Arriva settembre, ritorna l’autunno con il suo carico di “ripartenze”. D’Annunzio evocò le scene a lui più care, la sua infanzia trascorsa in Abruzzo, il suo piccolo mondo antico. Anche noi in questo periodo ci confrontiamo con le nostre certezze, guardandoci dentro, pianificando nuovi progetti e raccogliendo buoni propositi per la stagione del lavoro che ricomincia. Rari momenti di introspezione in una vita troppo spesso condotta con il motore su di giri.

Perché il nostro è il tempo della modernità: sono sempre meno i momenti in cui si ci raccoglie e si rallenta, dedicando un po’ di tempo anche a noi stessi. Ed è per questo motivo che abbiamo deciso di dedicare una finestra ad una tradizione millenaria (un elogio alla lentezza?) che sopravvive a sé stessa: la Transumanza.

La Transumanza è una tradizione culturale che resiste ancora oggi! L’antica migrazione stagionale delle greggi e delle mandrie, guidate dai pastori che nella stagione estiva si spostavano dai pascoli montani verso quelli delle pianure, che venivano raggiunti nel periodo invernale percorrendo i sentieri naturali, i tratturi. In Italia abbiamo uno dei cammini più antichi al mondo: si tratta del cammino della Val Senales, in Alto Adige, risalente alla preistoria.

È un rito che si replica ancora oggi e che si è trasformato in una sorta di festa nei villaggi da cui si parte, per regalare ai visitatori il tradizionale folklore di cui vanno oggi alla ricerca quando si trovano davanti a rituali così antichi. Le regioni in cui la transumanza è più diffusa sono, oltre il nostro Abruzzo e il vicino Molise, la Campania, alcune località alpine e prealpine della Valle d’Aosta, del Piemonte, della Liguria, ma anche la Puglia e il Lazio, nonché la Sardegna, dove la pratica è mantenuta in attività dai pastori di Villagrande e Arzana.

È anche grazie a questa antichissima “tecnica di produzione” che si è sviluppato il mercato, il consumo, la cultura del formaggio! Se oggi le aziende italiane del settore lattiero-caseario sono in grado di realizzare produzioni di altissima qualità apprezzate in tutto il mondo! Come le nostre esclusività Gegel, le eccellenze abruzzesi a marchio San Tommaso e l’antologia di formaggi italiani firmata Caseificio dei Sapori, che rappresentano il collegamento ideale tra il passato ed il presente, proponendo un prodotto realizzato con ingredienti selezionatissimi e tecniche moderne ma dalla genuinità e dai sapori autentici, antichi!

Il Cibo è la nostra vita, la nostra missione, il nostro lavoro: diffondere la cultura del cibo e dell’alimentazione, rafforzare la consapevolezza su ciò che si sta acquistando e si porta in tavola, svelare il dietro le quinte di un prodotto antico o l’anteprima dell’ultima novità sul mercato, è la nostra passione più grande!

E scommettiamo, che la prossima volta che assaggerete un gustoso pezzo di formaggio – che sia un pecorino stagionato o una profumata caciotta – lo mangerete con più gusto, lo guarderete con una nuova maturità!